“Spero che altri abbiano il coraggio di farlo”
Da anni facciamo la colletta con i ragazzi del doposcuola in un paio di supermercati del nostro quartiere.
Io dovevo andare in uno dei supermercati che ci erano stati assegnati, vicino a casa nostra, dove spesso vado a comprare, mi conoscono. Sapevo che c’era del malcontento tra il personale perché il supermercato è stato venduto e cambieranno il datore di lavoro, cosa che non li rende tranquilli, ma il giorno prima mi avevano rassicurata dicendo che avremmo potuto fare la colletta con i ragazzi.
Sabato mattina siamo arrivati: il personale era in sciopero ed erano tutti fuori con delle bandiere di un sindacato e dei fischietti, a protestare. Il negozio è stato aperto dal direttore e da un uomo della catena proveniente da un’altra zona della città. I manifestanti ci hanno permesso di entrare. Quando ci siamo sistemati e abbiamo organizzato il lavoro ci siamo resi conto che non entrava nessuno perché i dimostranti di fatto impedivano alle persone di farlo, anche agli anziani che facevano evidente fatica a camminare. Una cosa proprio brutta a vedersi. Allora abbiamo deciso che con i cinque ragazzi che avevamo lì avremmo fatto la nostra spesa (durante le settimane precedenti raccogliamo tra di noi dei soldi per poter partecipare alla colletta anche con la nostra spesa). Quando stavamo riempiendo le scatole con la nostra spesa i manifestanti si sono arrabbiati perché non eravamo solidali con la loro protesta avendo fatto degli acquisti, hanno iniziato a urlare ai ragazzi che non stando dalla loro parte da grandi non avrebbero mai trovato il lavoro. Ho provato a dire loro che ero molto dispiaciuta di ciò che dicevano ai ragazzi, la risposta è stata “così imparano subito com’è il mondo del lavoro”. Secondo loro dovevamo fare la colletta... facendo nulla. Ad un certo punto la porta si è aperta ed è entrata una donna molto anziana e malferma sulle gambe, aveva sfidato gli insulti e i fischi nelle orecchie per fare la spesa. Ha preso il sacchetto giallo ed è andata in mezzo agli scaffali. Alla cassa ha pagato e ci ha dato tutta la sua spesa dicendo “spero che altri abbiano il coraggio di farlo”. Spero di incontrare di nuovo questa signora. Comunque visto il clima abbiamo dirottato il turno successivo in un altro negozio.
Nel primo pomeriggio grazie all’intervento di un uomo della vigilanza il picchetto si è sciolto e noi siamo ritornati con i ragazzi a fare la colletta. Gli scaffali erano un po’ vuoti perché non erano arrivati i rifornimenti, il pavimento era sporco perché non avevano pulito, il banco della gastronomia non era attivo, c’era una sola cassa aperta e il signore che la faceva funzionare non era un cassiere per cui era molto lento. In breve, pur essendoci poche persone, si è creata una coda notevole.
Il posto non invogliava ad entrare e a fare la spesa, ma tante persone l’hanno fatta e hanno contribuito alla colletta proprio con il desiderio e la decisione di farla: erano da guardare. Come erano da guardare i nostri ragazzi che imperterriti hanno continuato a proporre il gesto e a ritirare ciò che ci veniva dato con grande entusiasmo.
Una signora dopo la coda alla cassa ci ha detto “quando ho visto la coda mi sono arrabbiata e stavo per andare via ma poi vi ho visti e mi sono ricordata della colletta. Allora mi sono detta che non potevo non aiutare chi sta ancor peggio di me così ho fatto la spesa. Io però non mi posso permettere molto” e ci ha dato due pacchi di pasta.
Un papà che conosciamo ha fatto anche lui la sua bella coda e ci ha dato tutto ciò che aveva comprato dicendo che doveva andare in un altro supermercato per comprare le cose che servivano alla propria famiglia perché lì non c’erano più.
Anche una coppia di anziani sono venuti solo per comprare per la colletta perché loro avevano già ciò che occorreva loro e prima di fare gli acquisti ci hanno chiesto cosa ci mancava.
Una signora ha comprato degli alimenti per gli intolleranti al lattosio “perché sono cari e se uno è povero non può proprio permetterseli”.
Un’altra ha fatto solo la spesa per la colletta e quando ce l’ha consegnata ha detto “avevo previsto un certo budget per il banco, mi avanza ancora qualcosa, vado a prendere del tonno”. È rientrata e si è fatta di nuovo la coda portandoci due confezioni di tonno.
In tanti hanno donato e in tanti ci hanno ringraziati per ciò che facevamo e soprattutto di essere lì.
Anch’io ho ringraziato di essere lì, anche se la giornata si è svolta in maniera molto diversa da ciò che mi aspettavo. Ho pensato che una cosa così sostiene la speranza: innanzitutto la mia, poi quella delle persone del quartiere che è in periferia con tutti i problemi che questo comporta, e anche la speranza dei manifestanti, anche se sabato non se ne sono resi conto.
Ho avuto molto presente durante il giorno le parole che Bertazzi ha detto in un’intervista dello scorso anno: “La colletta del banco alimentare è la testimonianza che nella nostra società così in crisi, così apparentemente individualista e incapace di bene, le possibilità di bene ci sono e le persone che vi si impegnano sono poche ma in continua crescita. È una esperienza che va in aiuto non solo a chi ha bisogno, ma all’intera società. È come se aiutasse a migliorare e a crescere nella direzione giusta del bene comune l’intera società; un contributo parziale piccolo ma importante.”
Suor Chiara, Torino