La colletta alimentare e l'anatocismo del cuore.

La colletta alimentare e l'anatocismo del cuore.

Il sentimento, l'approccio con il quale mi sono accostato all'evento della Colletta Alimentare di quest'anno - #colletta14 sui social - è stato sin da subito quello della curiosità:  e adesso vediamo cosa succede?

Nel prepararmi, oltre ascoltare le "sane" indicazioni e sollecitazioni ricevute dagli amici che più intensamente se ne occupano,  sono andato a cercare  una poesia di Montale che ben esprimesse il desiderio e lo stato d'animo del mio punto di partenza. Ve ne ripropongo uno stralcio

"...E ora che ne sarà
del mio viaggio?
Troppo accuratamente l’ho studiato
senza saperne nulla. Un imprevisto
è la sola speranza. Ma mi dicono

che è una stoltezza dirselo."
"Prima del viaggio" E. Montale

Il desiderio di lasciarmi sorprendere,  di stare a quello che sarebbe accaduto, una volta tanto, è stato il desiderio predominante.

Non voglio, stavolta, fare la cronistoria della mia giornata (l'ho già fatto due anni fa e non saprei ridirlo meglio).

Voglio, semplicemente, condividere con voi che leggete e/o che avete vissuto questo evento di popolo (non meno di 135.000 i volontari, forse più di 5 milioni i donatori), il sentimento di quanto raccolto -oltre agli alimenti- in due ore, mezza giornata o una giornata intera, di colletta, quanto cioè durava il proprio turno, secondo libertà e disponibilità di tempo e di cuore di ciascuno.

È stato certo un raccolto abbondante!

Guardando l'io in azione, mio e dei compagni provvisori di colletta, ho fatto un bagno di umanità, di esperienza di limite e di generosità,  incontri e scontri fra frutti di metodi educativi diversi ma accomunati da uno slancio comune: chi più chi meno, di sana generosità e di proiezione verso gli altri di oggi (i donatori), per aiutare gli altri di domani (i beneficiari della colletta).

Nell'adempiere alle procedure di raccolta,  trovare il tempo per ascoltare e raccontare le ragioni, le amicizie, che ci hanno coinvolto, riempiendosi gli occhi di immagini e gesti di condivisione, socializzando fra gli scaffali e i pallet o condividendo sui social network.

Alla fine della giornata siamo tutti accomunati da un senso di stanchezza ma,  soprattutto, di appagamento, di profonda soddisfazione per aver scoperto di essere ancora, nonostante i tempi grami, nonostante la congiura a farci credere il contrario da parte dei media e di qualche trombone intellettualoide, nonostante le nostre inevitabili miserie siamo ancora capaci di bene, capaci di dare qualcosa: tempo, cuore, fatica, talenti, amicizia, rapporti, relazioni.

Tirate le somme sulle schede di registrazione passiamo a quelle della nostra umanità e libertà messa in gioco e ci rendiamo conto del saldo positivo.

In famiglia, grazie a Dio tramite gli amici che ci hanno invitato, stavolta siamo stati coinvolti  4 su 5 e, nonostante malanni di stagione e affanni vari, a tutti è stato concesso di godere pienamente di questa grande opportunità suggeritaci dagli amici del Banco Alimentare.

Qualche collega bancario o esperto di economia parlerebbe di "anatocismo del cuore", di quel fenomeno che assomma gli interessi dell'amicizia a quelli della generosità per poi aggiungere a questi quelli di una lieta realizzazione di sé nel darsi agli altri.

Qualcun Altro  ancora parlerebbe di centuplo quaggiù.

Felipexan, Olbia