L'insoddisfazione ha ceduto il passo alla gratitudine
Caro Valter,
ti scrivo dopo qualche giorno dalla colletta quando di solito l'entusiasmo comincia a dissolversi e sembra che quel gesto così bello sia già incasellabile nella categoria "ricordi".
In questi giorni sto lavorando per una pubblicazione nell'ambito del dottorato di ricerca: lo studio e la ricerca mi hanno sempre affascinato ma ora che rappresentano il mio lavoro emergono tutti i miei limiti nel farlo. Nulla di insormontabile ma vivo ogni giorno con il tarlo dell'insoddisfazione. Qual è il nesso con la colletta? Apparentemente nessuno.
Sabato invece è accaduto qualcosa di bello ed inaspettato che mi pungola più e meglio dell'insoddisfazione. Come già accaduto, mi ero proposto come "tappabuchi" promettendo di andare dove ci fosse stato bisogno. C'è stato bisogno a 60 km da casa. Il primo pensiero onestamente è stato: Signore sia fatta la tua volontà, ma se fai la mia non è meglio? Non ti basta, per esempio, che faccia la colletta nel raggio di 30 km? Per fortuna però le circostanze della vita non le architettiamo noi e per una volta, seppur meschino come sempre, ho avuto l'umiltà di dire "sì".
Questo "sì" è significato riscoprire la carità: non tanto verso gli altri quanto nei miei confronti. Al supermercato, infatti, ho conosciuto Rascyd, un uomo del Marocco che aiutava le signore più anziane a portare la spesa alla macchina o a casa. Di solito ho una certa riluttanza ma mi sono messo a parlarci; mi ha raccontato che la moglie ha perso il lavoro e lui il sabato e la domenica se non fa lavori di giardinaggio o piccola manutenzione sta lì al supermercato. La cosa che mi ha sorpreso è che, pur non riuscendo a pagare le bollette, fosse sereno e contento di stare lì con noi. Così gli ho chiesto se si accontentava di fare quella vita e se forse era meglio cercare qualche lavoro stabile. Mi ha detto che lo stava già cercando e, soprattutto, che non aveva bisogni di discorsi sulla vita e la felicità: mi ha detto che lui era felice per avere un bel bambino, una moglie che gli vuole bene e per noi che eravamo lì a fare una cosa bella offrendo il nostro tempo, insomma è felice per quello che ha. Gli abbiamo raccontato cosa facevamo lì con molta semplicità. Quando lo abbiamo salutato aveva gli occhi lucidi e ci ha ringraziati. Tutti siamo andati a casa grati per quello che era avvenuto.
Da quasi una settimana il vecchio tarlo dell'insoddisfazione ha ceduto il passo alla gratitudine per ciò che si ha e per quello che il Signore fa fiorire davanti.
Iacopo