Mi avevi chiesto di dare un’occhiata ai ragazzini

Caro Mario,

volevo ringraziarti del coinvolgimento nella raccolta per il Banco Alimentare.

La mia schiena mi difende sempre meno, ma finché ce la faccio è un vero piacere sapere di fare una delle poche cose senza ombre che sono rimaste nella nostra cara Italia.

Mi avevi chiesto di dare un’occhiata ai ragazzini, all’apertura, e sono arrivato leggermente in ritardo.

Ma la scena era di quelle che non si dimenticano: tre dodicenni, due maschietti e una femminuccia, mi hanno subito offerto il foglietto invitandomi con una grazia incredibile a dare un contributo.

L’ho fatto. Poi sono andato a salutare Piero, ho indossato la casacca e li ho raggiunti in postazione.

Erano un po’ imbarazzati: “anche lei?”. Ma erano bravissimi e decisamente più accattivanti di me. Sai come vanno queste cose: ci sono tanti che abbassano gli occhi, tanti che con la mano fanno un gesto di diniego che qualche volta nasconde un dramma, più spesso solo mancanza di disponibilità, ma c’è anche chi ti viene incontro con la stessa gioia di fare qualche cosa di utile al mondo. E questi ultimi erano naturalmente molto più attratti da questi ragazzini che da me. Alle 14:00, quando sono andato via, avevo l’impressione che la raccolta fosse andata meglio che la volta scorsa e se il dato sarà confermato credo che il successo si possa attribuire proprio alla presenza veramente bella e genuina di questi giovanetti.

Stavo indietro, li osservavo ed ero a lungo sfaccendato; e pensavo a quale scuola di vita fosse per loro quello che stavano vedendo e facendo.

Quando tutto andava liscio, sia nell’accoglienza, sia nei dinieghi, avevano la gioia di chi compie un servizio disinteressato.

Ma ogni tanto qualcuno non si fermava al diniego: “Siete di nuovo qui? Ma basta! Non se ne può più!”, oppure “Vorrei tanto, ma non posso; arrivo a stento alla fine del mese”, oppure “Ho i miei guai: ho perso mio marito venti giorni fa e non so come continuerà la mia vita”.

Abbassavano gli occhi, e qualcuno dirà che sarebbe stato meglio risparmiare loro questa finestra aperta sulle miserie umane.

Tu sai che il mio è “cuore di nonno” a tempo pieno, e quindi soffrivo un po’ per loro. Ma al tempo stesso pensavo che noi nonni non dobbiamo sognare di avere nipoti avvolti nella bambagia, e mi compiacevo per la maturazione intensa che quell’abbassamento di occhi comportava per loro.

A un certo punto un signora un po’ più anziana, certamente colpita dalla richiesta formulata con tanta grazia innocente, si disse rammaricata di non averlo saputo prima: avrebbe portato più soldi.

Aprì il borsellino e me lo svuotò fra le mani dicendomi: “Voi sapete meglio di me di che cosa avete bisogno; mi faccia la cortesia: ci pensi lei”. Erano poco meno di 20 €. La dissi che mi sembravano tanti e che se ne riprendesse una parte; ma non volle. Dopo pochi minuti tornò indietro mortificata: “Non ho i soldi per pagare il pane, mi può dare indietro qualcosa?”. Ma non volle più di due euro.

L’accompagnai alla cassa tenendole un braccio sulle spalle, chiedendo a Piero quale fosse la scatola più vuota. Poi tornai dai tre ragazzi e li trovai che commentavano ancora quanto avevano visto.

La piccola Chiara, una figurina esile che faceva fatica a tenere indosso la casacca di plastica che ci caratterizzava come operatori autorizzati, mi aiutò a trovare tre bottiglie di olio extra vergine di buona marca, ciascuna a 6 € e mi accompagnò con esse alla cassa e alla postazione di raccolta. Così, vide come il materiale veniva raccolto nelle scatole, pesato, registrato e accantonato. Rimase a lungo là, dove si vedeva meglio l’effetto dell’opera che aveva svolto fino a quel momento, insieme ai compagni, vicino alla porta di ingresso.

Mi resi conto che era una soddisfazione doverosa e quindi avvicendai anche gli altri due ragazzi nella postazione di raccolta.

Insomma, per concludere, questa volta non abbiamo fatto del bene soltanto ai destinatari ultimi della raccolta; ma abbiamo fornito una buona occasione di maturazione anche a questa squadra di giovanissimi collaboratori.

Complimenti, quindi per questo coinvolgimento, che mi permetto di caldeggiare anche per le prossime volte, e per la scelta dei soggetti, il merito della quale credo che sia da attribuire a una certa Elena, comparsa sulla scena qualche ora dopo, con un’altra squadra di giovanetti, quando me ne sono tornato a fare riposare la vecchia schiena sulle poltrone di casa.

Mimmo, Genova