"Mi guardava sorridendo."
Per preparare i turni della Colletta avevo sentito il mio referente di paese e con lui abbiamo fatto una veloce chiacchierata circa i punti vendita presenti a Cormano, per la disponibilità della gente a sostenere il gesto e alcune attenzioni da avere.
Lui mi comunicava una preoccupazione a coprire tutto....
io di rimando gli dicevo che se riteneva opportuno potevamo non fare la raccolta nel mio supermercato, che è piccolo e dove si raccoglie piuttosto “poco”, e quindi dare disponibilità totale, per coprire eventuali mancanze in supermercati più grandi se ce ne fosse stata l’esigenza.
La sua risposta è stata che:
1. per i tempi che stiamo attraversando,
2. per il bisogno che c’è
3. ma soprattutto per la nostra testimonianza, è importante dire e portare a tutti,
anche la goccia di un piccolo supermercato piò essere utile.
Nella mia completa obbedienza a quelle ragioni, ho subito contattato alcuni amici, i miei figli in primis e un paio di persone di Milano poi è venuto da me il nostro responsabile della zona e anche qualche politico di Cormano e pochi altri....
La cosa che però mi porto dentro è questa:
In mattinata mentre ero indaffarato a preparare le etichette, i cartoni, i sacchetti e tutto ciò che concerne l'organizzazione del momento, perché volevo che emergesse quell’attenzione di cui menzionavo prima, ho percepito una presenza muta che mi guardava da vicino.
Alla fine mi sono voltato e un ragazzo di colore con in mano un mazzo di rose (che doveva vendere) era proprio dietro di me.
Mi guardava sorridendo.
Ho lasciato ciò che stavo facendo e gli ho chiesto di lui. Abbiamo parlato diversi minuti.
Mi ha raccontato che è nato in Bangladesh e che prima di venire in Italia aveva provato a vivere e lavorare in Turchia.
In quel tratto di strada mi raccontava che veniva trattato come un cane, nessuno gli voleva bene, e nessuno gli offriva qualcosa per cui ricominciare.
Dalle sue parole capivo che era stata un'esperienza molto dolorosa e triste, di sfruttamento e di squalifica della sua persona.
Mi racconta che qui in Italia si sente molto meglio, che non c'è lo stato di polizia che c'è in Turchia anche se non è facile comunque campare, ma in quel momento ho notato qualcosa che lo colpiva.
Lo colpiva "questo nostro sparuto un gruppetto di amici, che esprimeva un'umanità diversa da quella che aveva incontrato nella sua vita”.
Mi sono stupito di questa osservazione perché io avevo in mente la goccia “utilitarista” della raccolta, fare bene il mio compitino, ma lui mi ha completamente ribaltato il senso della giornata che avevo da vivere:
“testimoniare una convivenza umana che ti rigenera dentro”.
Questo incontro mi ha dato una spinta incredibile, non tanto nell’organizzazione della Colletta (anche se capivo che era importante).
Un'altra cosa ancora più importante che avevo capito, “incontrare l'altro”, per il bisogno che ho e che abbiamo tutti noi di essere VERI uomini e che il cuore è identico per tutti.
Grazie per questa opportunità, anche se si è verificata dopo tanti anni che faccio la Colletta, ma questa per me è stata come se fosse stata la prima.
Piero, Milano