"Non una questione di chili raccolti"
Il 26 novembre, c’è stata la colletta alimentare ed era la seconda volta che la facevo a Udine. Mi hanno chiesto di essere il responsabile di un piccolo supermercato di periferia. Ero solo, passavano le ore e i miei cartoni erano ancora tristemente vuoti. Per due volte erano passati i volontari della protezione civile ed io non ero in grado di dare loro neppure una scatola.
Le ore passavano: continuavo a fermare le persone che entravano, a proporre il volantino e spiegare perché ero lì. Nel pomeriggio per fortuna è venuta ad aiutarmi un’amica, ma anche in due il tempo passava e la raccolta restava scarsa. Questa cosa mi stava distruggendo perché la mente continuava calcolare le differenze con l’anno precedente. E più ci pensavo e più rimanevo male. Mi dicevo: “Non sono fatto per questo supermercato! Questa situazione fa veramente schifo! Se ne avessi avuto un altro, allora sì che le cose…”. Era stato un lamento continuo per tutto il pomeriggio: più mi guardavo e più stavo male perché avevo raccolto 200 kg in meno. Non vedevo l’ora che tutto finisse e mi sentivo in colpa.
Sono tornato a casa e in cucina ho incontrato Elena che mi ha chiesto: “Come è andata oggi?” Io le ho rovesciato addosso tutte le mie lamentele e lei, guardandomi, mi ha detto “Marek, rifletti: se non ci fossi stato tu non avremmo preso nemmeno quei chili!” A letto, alla luce di quel giudizio, ho ripercorso tutta la giornata, guardando quello che era successo di buono e come la misericordia di Dio mi aveva accompagnato. Ripensavo così al dialogo con una signora cui avevo prestato 1 € per prendere il carello e lei, finita la spesa, oltre a darmi i prodotti per il banco alimentare mi aveva regalato 5€ dicendomi: “Prendi e beviti un caffè, sei un ragazzo simpatico”. O alla ragazza cui avevo proposto di donare qualcosa e mi aveva risposto di averlo già fatto in altri due supermercati. L’ho ringraziata lo stesso, ma lei all’uscita mi ha consegnato un kg di pasta e un barattolo di pelati. O ancora all’altro signore, sui 60, che già sapeva del banco alimentare ed era venuto apposta per donare qualcosa: un sacco di roba a dire il vero. Sono rimasto così stupito da sentire il desiderio di abbracciarlo e quando l’ho fatto devo forse averlo spaventato: un abbraccio proprio non se l’aspettava, forse temeva che volessi derubarlo, ma alla fine se n’è andato con un sorriso “gigante”. E poi c’è stato il tipo alto e robusto, pelato come me, ma con orecchino e aria cattiva. Nel dargli il volantino e proporgli di donare qualcosa, lui mi ha chiesto a chi andassero le cose raccolte. Quando gli ho risposto che erano per la gente bisognosa, allora ha preso il foglio e, stropicciatolo con rabbia, l’ha buttato a terra. Per un istante si e scatenato in me il fuoco albanese, poi, la memoria di un incontro fatto, ha spento quel fuoco e ho pensato: “Chissà che problemi e che fatica farà quest’uomo.” E invece di arrabbiarmi l’ho ringraziato. È ritornato dopo la spesa, mi si è avvicinato e mi ha guardato. Io gli ho chiesto se avesse bisogno di qualcosa che c’era nelle scatole. Con voce triste mi ha chiesto scusa dicendomi prima di andarsene: “Sai, anch’io ho bisogno.”
Ed eccomi qua! A ripensare alla giornata per scoprire che è stata veramente incredibile: non solamente una raccolta di alimenti, non una questione di chili raccolti, ma altro: la presenza di Qualcuno che mi ha afferrato, mi ha voluto bene e che ho visto nello sguardo delle persone che a mia volta ho incontrato.
Marek, Udine