Sentirsi compresi, consolati, amati
Ciao Federico, anche se in ritardo voglio scriverti due parole sulla giornata di sabato.
Sono in magazzino a Paderno, alle 7 apertura per lavori di pulizia e procedure di preparazione (bancali, cartoni, collegamenti vari ecc.); alle 9 e 30 arriva un pullman di carcerati da Opera con relativi accompagnatori-custodi.
Sono in 11, un bel numero, una bella forza lavoro! ci si presenta, dico qualche parola sul significato della giornata, sul perché del gesto, che non risolveremo il problema della fame in Italia, ma siamo lì per rispondere ad un bisogno, quello della fame sì, ma soprattutto il bisogno di essere amati e compresi da Qualcuno di più grande di noi. Annuiscono tutti, sono svegli, vogliono rendersi utili e me lo dicono con sincerità.
Fino a mezzogiorno il lavoro non arriva, socializzano con i ragazzi presenti, 4 di loro cominciano ad andare avanti e indietro a passo spedito lungo il magazzino, sono uno di fianco all'altro e quando arrivano in fondo si girano in maniera sincrona! Gli chiedo "ma state preparando una maratona?" Sorridono, mi dicono che in carcere sono abituati così. Allora penso che l'ambiente in cui uno vive ti condiziona eccome! Si mangia, faccio dire una preghiera, "siamo cristiani" dico, ma vedo che tutti pregano, insieme, ragazzi, carcerati, anche qualche guardia.
Verso l'una arriva tanto lavoro, uno, due, tre camion grossi, tre-quattro furgoni e allora tutti sotto a scaricare, sistemare sui bancali, fare le pigne per prodotto, stare attenti all'altezza dei piani, ora non c’è pausa, arriva, per fortuna, tanto, ma i detenuti son contenti, non si lamentano, scherzano con gli altri volontari, insomma, c’è un bel clima, siamo lieti. Il Veneto (non posso scrivere il nome), mi si avvicina e mi chiede se sono un prete, perché' li ho fatti pregare, e da lì parliamo per 10 minuti, mi racconta che ha fede, ma ogni tanto in carcere perde la strada, che ogni tanto è confuso (ma chi di noi non lo è?), e allora gli rispondo che Cristo è sempre lì, anche se noi ogni tanto svicoliamo; nel frattempo anche una guardia ci dà una mano a scaricare un camion! Incredibile...
Alle 16e 30 ci salutiamo: siamo tutti commossi, stringo a lungo la mano del Giovane, non riesce a guardarmi negli occhi, è commosso, li Veneto è felice, il Vecchio ha un sorriso largo, il Forzuto, che ha sgobbato tanto, è provato ma felice, che bella esperienza per tutti! Chissà cosa rimarrà a queste persone di questa giornata, a me rimane, come la canzone di Gaber, una illogica allegria, che poi è molto logica, perché' ho solo visto ciò che quelle persone hanno fatto, ed era uno spettacolo, ve lo garantisco...
Alla sera arriva Gianni, il mio amico della Brianza, ci vediamo una volta all'anno in occasione della Colletta (eravamo in classe assieme, roba di 40 anni fa)! è strafelice, c'era il battesimo della sua nipotina, ne parla e si commuove, e racconta che quando la piccola piange e non si riesce a consolare, la prende lui, il nonno, e se la mette sul petto, appoggia la piccola testolina e si calma, appagata e consolata.
Allora ho pensato che la giornata della Colletta per me, per noi tutti presenti in magazzino, è stato come appoggiare le nostre teste sul petto di Gesù, e così sentirsi compresi, consolati, amati....
Adriano, Paderno Dugnano