E' a te che devo dire grazie

Dopo 18 anni la colletta commuove ancora, non tanto per la quantità di cibi raccolti, una piccola flessione l’abbiamo avuta.

Due fatti, tra i tanti che accadono in giorno speciale, mi rimangono in mente.

La mattina schierati davanti alla porta di ingresso io e altre tre persone per la prima volta alla colletta, e accanto un ragazzo (indiano?) che in un angolo dava i biglietti di ingresso omaggio per i bambini del circo fermato a Todi da alcuni giorni.

La mattina è passata per ore così: io che incitavo gli altri a proporsi e nello stesso tempo mi davo da fare per parlare con la gente che entrava a fare la spesa, questo fino a quando sono dovuta assentarmi per andare in bagno.

10 minuti in tutto.

Torno al mio solito posto e il ragazzo del circo con rimprovero mi dice: “Dove sei stata?” e io rispondo un po’ sorpresa: “Al bagno.”

Lui riprende:” Quei tre sono stati tutto il tempo a parlare tra di loro.”

Risata generale. Ma poi fa:” Dammi la busta!” e lasciando cadere a terra i biglietti del circo in terra entra nel supermercato e ne esce con una busta piena di cibo.

Me la porta e poi prende dalla tasca un biglietto piegato e mi dice: “Questo è per te” è un biglietto per entrare al circo senza pagare. “Digli che te l’ho dato io”.

Gli chiedo di dirmi almeno il suo nome per ringraziarlo e lui “M chiamo Peci (non so come si scrive) ma è a te che devo dire grazie.”

Alla fine della giornata arriva una bambina di 5/6 anni che per tutto il giorno, a dire dei genitori, aveva raccolto soldini per i poveri, i genitori non sapevano perché si era messa in testa di trovare quei soldi e mi hanno raccontato che aveva chiamato anche tutte le sue amiche per fare quel gesto.

Arrivata al supermercato alle 8 di sera mi consegna nelle mie mani tutte le monetine raccolte, erano più di 9 euro. Allora le dico di andare lei a fare la spesa e di scegliere a chi voleva regalare il cibo. Ne esce con una busta piena abbracciata addosso e un sorriso luminoso. Non poteva finir meglio questa giornata.

Due fatti semplicissimi in cui è stato possibile trovare - come dice Carron - un istante di pienezza “che ha riempito e dato significato alla mia giornata. Non so che cosa il ragazzo indiano ha visto in me, ma so che quel “dove sei stata” era tutto per me e che quel biglietto del circo era , è, così “dono” che mi sono commossa perché ho capito che veramente il Mistero mi chiama anche così.

Fatti semplici che ogni anno mi ridestano la domanda del perché faccio la colletta e mi riempiono di aspettativa.

Lucia, Todi